cristallizzazione

Ex omnibus plantis
osservazioni, comparazioni e confronti sulla genesi e la fertilità del terreno agricolo
valutata mediante la Cromatografia Orizzontale di Pfeiffer.


fig. 1 Il ghiacciao Aletsch (Val D'Aosta)


A cura  di Maurizio Peruzzi

Tel: 328 20 43 914

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fig. 2 - Rhizocarpon_geographicum


fig. 3 -  Rogolo in Valtellina - Il torrente S.Giorgio
e i boschi alle pendici del Pizzo Tondo
Nonostante il senso comune e l'abitudine ci portino a pensare il contrario, le osservazioni dei fenomeni naturali e gli studi scientifici dimostrano senza alcun dubbio che non ci sarebbe nessun terreno, nè per i boschi e le foreste, nè per l'agricoltura se ... non l'avessero formato le piante! O meglio, le piante e l'infinita moltitudine e complessità dei micro-organismi e dell'edafon. Un'escursione in alta montagna, nei fantastiche alternanze di ghiacci e di roccia, di cieli tersi e acqua cristallina, ci colpisce con forza l' assoluta bellezza e maestà del paesaggio ma, insieme, la sua perfetta giovinezza e virginalità. Come all'inizio della storia del mondo, abbiamo intorno a noi gli elementi allo stato puro, nascente: aria, acqua, terra e il fuoco del sole che tutto domina e sovrasta. La vita ancora non c'è. Non un fiore, non un filo d'erba, non un volo d'uccello o un minuscolo passo di formica. Nulla. basta scendere pochi passi, pochi metri di quota e qua e là, sulle grigie rocce denudate del ghiaccio, ecco comparire delle piccole macchie di colore, giallo, verde, qualche traccia di bruno: sono i licheni, le più ardite e tenaci avanguardie della vita che vuole prendere possesso del nuovo territorio liberato dal gelo. Un miracolo di frugalità e di tenacia, il miracolo di cooperazione tra organismi - un'alga e un fungo - che vivono quasi soltanto della luce del sole e dell'anidride carbonica dell'aria e si accontentano di qualche minimo frammento di sali che le rocce rilasciano e delle poche ore diurne non certo di calore ma soltanto di disgelo.  Il fungo assorbe l'acqua e i rari sali, li offre all'alga che, con l'aiuto della luce del sole, li trasforma zuccheri e altre molecole complesse e li restituisce al fungo e così all'infinito. I licheni non sono però da soli, sono soltanto i più appariscenti, pur nella loro estrema modestia, tra una moltitudine di micro organismi: diatomee come Diatoma mesodon e Diatoma hyemalis,
crisofite come Hydrurus foetidus, alga rosse come Hildenbrandia sp., cianobatteri come Phormidium favosum e così via. Umilissimi e tenacissimi piccoli esseri che vivono di luce e di aria e che lentamente, millimetro per millimetro formano con i loro stessi corpi un primo substrato ricchissimo di humus sul quale possono avanzare dapprima i muschi, poi via via le ipsofile (= che amano le altezze) con i loro meravigliosi cuscinetti di fiori (p.e. l’Androsace helvetica e la Silene acaulis)
 e le xerofile (= che amano il secco) come i Sedum e i Sempervivum. E' nato il terreno! Con le piante, dalle piante. Questo processo dura secoli o addirittura millenni, se il clima lo permette, fino a quando il substrato raggiunge una massa critica per spessore e per contenuto in humus, tale da permettere l'insediamento delle arbustive e poi il grande trionfo del bosco con le sue mille specie e tutti i suoi piccoli e grandi ospiti, uomini compresi.


fig. 4 - Ipsofite

Fig. 5 - Sempervivum montanum
 

fig. 6 Paesaggio dell'alta Val Tartano (Valtellina)
In questo breve studio abbiamo voluto mostrare un esempio della grande differenza di attività e di fertilità che si può osservare tra gli strati superiori del suolo e quelli profondi. Abbiamo prelevato alcuni campioni di due tipologie di terreno nel territorio di Rogolo, un paese del versante nord della bassa Valtellina, adagiato sul conoide di deiezione del torrente S. Giorgio, alle pendici delle formazioni settentrionali delle Prealpi Orobie. Il territorio è tipicamente alpino-glaciale. Il substrato dei fitti boschi di latifoglie si è formato negli ultimi 10.000 anni, successivamente al periodo wurmiano e il conoide su cui poggia il paese è composto di sabbie e silt silicei, potente alcune decine di metri, dovuto a ripetute alluvioni (nella fig. 7 sono visibili due strati di frammenti di roccia più grossolana, deposito di eventi alluvionali più devastanti della norma, uno a circa due metri di profondità, l'altro a 70 cm circa). Lungo la parete verticale di uno scavo realizzato per la fondazione di un edificio (figg. 7 & 7.1) abbiamo prelevato tre campioni di terreno, rispettivamente al livello del cotico erboso (fig. 10), a meno 200 cm (fig. 9) e a meno 400 cm, alla base dello scavo (fig. 8). Più a monte abbiamo invece prelevato altri due campioni del terreno del bosco (fig. 3), rispettivamente alla quota del manto di copertura (fig. 14) e alla profondità di 80 cm circa (fig. 9). Di tutti i campioni abbiamo realizzato il etst di Cromatografia Orizzontale di Pfeiffer, utilizzando lo standard comunemente in uso per lo studio delle caratteristiche dei terreni agricoli (terreno filtrato con setaccio a maglie di 2 mm2 , asciugato all'aria libera per 24 ore, posto in agitazione e digestione in NaOH sol. 1,0% per 5 ore -Terreno 5 g; NaOH q.b. x 50 ml totali); carta da cromatografia Wathman n. 1 Chr preparata con AgNO3 sol. 0,5%) ma i due campioni del bosco si sono dimostrati "eccessivamente" carichi di humus e sostanza organica residua per cui si è dovuto ripetere il test utilizzando la metodologia in uso per i composts (identica in tutte le fasi salvo l'utilizza di NaOH allo 0,1%). 
       


Fig. 7 - Scavi di fondazione di un edificio a Rogolo in Valtellina - lato nord
Il risultato delle osservazione e delle prove di Cromatografia dimostra in modo inequivocabile la relazione e l'interdipendenza tra lo strato fertile del terreno e le piante che lo abitano.  Soltanto il terreno dei primi 10-20 cm, nel caso dello scavo, risulta strutturato, discreta granulometria, di colore bruno carico e ricco di residui organici (fig. 10) mentre alle profondità maggiori si trova soltanto sabbia compatta, agglomerata in grumi plastici quasi come creta e del tutto privi di tracce organiche
(figg. 8-9). Parallelamente, nelle prove di Cromatografia  soltanto il test del cotico erboso (fig. 13) da un'immagine di vitalità e di complessità, con una zona interna a struttura radiale ben definita (terreno leggero e in buon equilibrio, ottimo scambio idrico e gassoso), una zona mediana di colore bruno (area della sostanza organica in fase di digestione), ampia e ben compenetrata con la fascia periferica e infine
una corona periferica (area degli acidi humici e fulvici) ben sviluppata, complessa, ricca e variegata. Le due immagini dei terreni degli strati profondi (figg. 11-12)  mostrano invece "diagramma piatto", assenza della zona mediana e quindi della riserva organica disponibile, tracce "fossili" di materia organica sepolta e indigerita da lungo tempo, oramai completamente mineralizzata e vistosi segnali di asfissia lungo il perimetro, (particolarmente imponenti nella parte alta della fig. 11). ..... segue   


Fig. 7.1 - Scavo di fondazione di un edificio a Rogolo in Valtellina - lato est



Fig. 8 - Campione di terreno prelevato nello scavo - profondità 400 cm









fig. 9 - Campione di terreno prelevato nello scavo - profondità 200 cm



Fig. 10 - Campione di terreno prelevato nello scavo - quota del cotico erboso

Fig. 11 - Cromatogramma del terreno prelevato a -400 cm (cfr. fig. 8)


fig. 12
 Cromatogramma del terreno
prelevato a -200 cm (cfr. fig. 9)

fig. 13 - Cromatogramma del terreno prelevato a livello del cotico erboso (cfr. fig. 10)
Molto diversa, invece, la situazione degli strati profondi nel terreno del bosco dove la stratificazione e l'accumulo sono dovuti essenzialmente ai cascami vegetali (e animali) anzi che alla sola roccia disgregata e dilavata. (figg. 14-15). Qui il terreno anche alla notevole profondità di 80 cm è ancora soffice e leggero, umido e pervaso d'aria circolante, ricchissimo di sostanza organica, di attività microbica e di edafon. Non c'è quasi differenza per struttura e colore rispetto allo strato superficiale e gli stessi cascami organici risultano equivalkenti per quantità, soltanto meglio disgregati e meglio assimilati. Un vero miracolo di vitalità, come dimostrano i cromatogrammi delle figg. 18 & 19 e, soprattutto 16 & 17, nelle quali è in evidenza praticamente la sola zona dell'attività organica. Un grande dono e un grande insegnamento che la natura: l'ombreggiatura perenne, il giusto apporto di umidità, il giusto drenaggio e, soprattutto, la varietà delle piante  e la complessità biologica sono la fonte della fertilità stabile e duratura del terreno.
Non abbiamo che da imparare....   


Fig. 14 - Terreno prelevato nel bosco nei pressi del torrente S.Giorgio 
Quota del cotico erboso


fig. 3 bis
Rogolo in Valtellina
Il torrente S.Giorgio
e i boschi alle pendici
del Pizzo Tondo


Fig. 15 - Terreno prelevato nel bosco nei pressi del torrente S.Giorgio 
alla profondità di 80 cm


Fig. 16 - Cromatogramma del terreno boschivo alla quota
 del manto erboso (cfr. fig. 14) - Preparazione in sodio idrossido 0,1% (standard per i terricci e i composts)

Qui ai lati le immagini dei cromatogrammi ottenuti con il metodo per terricci/composts.
da notare l'estrema ampiezza ed attività della zona mediana e l'ampia traccia lasciata alla periferia dagli acidi fulvici. 


Fig. 17 - Cromatogramma del terreno boschivo alla profondità di 80 cm
 del manto erboso (cfr. fig. 15) - Preparazione in sodio idrossido 0,1%
(standard per i terricci e i composts)


Fig. 18 - Cromatogramma del terreno boschivo alla quota
 del manto erboso (cfr. figg. 14 & 16) - Preparazione in sodio idrossido 1% (standard per i terreni)

Qui ai lati le immagini dei cromatogrammi ottenuti con il metodo per terreni agricoli.
Da notare l'ottima strutturazione della zona interna. La fascia periferica risulta invece "sovraccarica" di sostanze ed attività organica, per poter osservare le quali è stato necessario modificare il processo di digestione (diluizione 1:10 dell'idrossido di sodio per ottenere l'estrazione di una minor quantità di sostanza organica).   


Fig. 19 - Cromatogramma del terreno boschivo alla profondità di 80 cm
  (cfr. figg. 15 & 17) - Preparazione in sodio idrossido 1% (standard per i terreni)